V I S I T E   G U I D A T E

Sono ammessi anche i non iscritti ed ospiti, come uditori. Le visite si svolgono con precauzioni ed accorgimenti delle attuali normative, in materia di covid-19

RIONE PRATI (III PARTE):

Ponte Vittorio Emanuele II

CHIESA DI SANTA MARIA DEL ROSARIO

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 26-05-2022":


arch. prof. Paolo Gioffreda


Ponte Vittorio Emanuele II

 

 

 

     

Sui quattro basamenti poggiano altrettante “vittorie alate”, in bronzo, che recano fra le mani: la corona della vittoria, l'armatura (panòplia) militare nei suoi motivi ornamentali, lo scudo, la spada, le catene spezzate (DELLA “SCHIAVITÚ” CHE I ROMANI AVREBBERO SOPPORTATO SOTTO L'IMPERO ROMANO E POI CON IL PAPATO), il ramo di quercia ed la corona/ghirlanda fiorita (PER INCORONARE LE TRUPPE SABAUDE CHE SAREBBERO ANDATE A “LIBERARE” ROMA).

Tutti segni e simboli dell'invenzione palingenètica dei Savoia, come che prima fosse tutto schiavitù-tortura-afflizione-martirio-tenebre e con l'Italia unita tutto divenisse gaudio-libertà-entusiasmo-luce infinita, una luce che avrebbe liberato la città di San Pietro dalle tenebre.
Una trasformazione ed un cambiamento radicali mediante una sorta di nuova religione, con un impeto alla maniera della rivoluzione francese (peraltro già superata da un secolo), al fine di generare uomini nuovi, con animi finalmente purificati e liberati.
Tutto ciò però non convinse i romani di fine ottocento e primo novecento: la loro stessa cultura plurimillenaria non potè far propri tali messaggi propagandistici. Quell'entusiasmo che da allora, fino ad oggi, è rimasto solo cristallizzato in queste opere.
In realtà la storia di Roma e dei romani non fu tanto disastrosa quanto queste opere propagandistiche avrebbero voluto dimostrare, tanto è vero che vollero come capitale d'Italia proprio Roma, per la sua storia, la sua cultura, la sua civiltà!
Tutto questo va a contraddire gli interi contenuti che queste opere vorrebbero ancora trasmetterci. Infatti quando ci si passa davanti, molto difficilmente ci si sofferma a contemplare il messaggio che ci vorrebbero ancora mandare e/o, se volete, tramandare.

L'immagine più paradossale, fra tutti falsi angeli, rimane quella che SGUAINA LA SPADA VERSO SAN PIETRO: una spada che resta ancora lì, sguainata, come segno minaccioso del nuovo stato anticlericale, come minaccia sostanziale contro la Chiesa, come incrontrovertibile intimidazione di non tentare più di avanzare oltre!
Tutta l'altisonanza quindi, delle opere di questo ponte, non ha voluto che reclamizzare nel tempo quell'invasione del 20 settembre 1870.

 

Qui abbiamo un'opera di arte sacra da strada, il "sacrum vaccinum": a mostrare la ormai nota forma maniacale, diffusasi durante la cosiddetta "pandemia" da covid-19, al punto di apparirci come una forma di religione, legata al "sacro farmaco genico sperimentale", che porterebbe alla ....... "salvezza".

 

 

 

Come evidenziato in alto nella planimentria del rione, oltretutto, anche le nuove chiese sono scarsissime rispetto alla popolazione e, per la prima volta dopo  quasi due millenni di Cristianesimo, ubicate in maniera da non essere visibili dai passanti.

Con la nuova Italia risorgimentale, l'impianto urbanistico, con i suoi tracciati viari, fu costruito volutamente evitando che qualsiasi strada avesse avuto, al suo orizzonte visivo, la cupola di San Pietro.
Non solo, ma i nomi di piazze e vie furono riferiti a soggetti risorgimentali, come quelli di Piazza Risorgimento, di Piazza Cavour, oppure addirittura la strada principale di Prati, che è in asse con Piazza del Popolo, ovvero via Cola di Rienzo, fosse intitolata nel 1885 a Cola di Rienzo, tribuno e senatore romano, che nel XIV secolo tentò di ripristinare la Repubblica a Roma, in contrasto con l'allora potere papale.

La nuova Italia risorgimentale voleva una "nuova" Roma, che avrebbe dovuto cancellare la Chiesa dal suo orizzonte, quindi anche dalla percezione visiva dei suoi abitanti e turisti, che avesse dovuto evitare di vedere l'immagine del Cupolone e del Palazzo Apostolico.

Una vera e propria damnatio memoriae, che avrebbe cancellato la Chiesa dalla memoria collettiva, con le sue funzioni accademiche, sanitarie, caritatevoli, pedagogiche, morali, assistenziali, quindi volere con ogni sforzo eliminare l'evidenza che la fede cristiana con la Chiesa, che è costituita da tutti i battezzati, a fornire il primo e fondamentale ruolo per la preparazione, l'ottimizzazione ed il raggiungimento della pienezza dell'identità italiana nei secoli, ma diciamo proprio nei due millenni della Cristianità.

Questa è ancora oggi, immutata, la Roma risorgimentale, voluta così, anticattolica, la Roma del “plurielogiato” sindaco Nathan, una Roma tutt’altro che libera e liberale, ma quantomeno ostracizzante, per usare un sincero eufemismo.

CHIESA DI SANTA MARIA DEL ROSARIO

   



     

 

Questa chiesa è un bell'esempio di stile neogotico ed è caratterizzata da una serie di particolarità: spicca ad esempio la trama orizzontale con colori bianco ed arancione delle colonne, oltre che da cinque arcate, ma anche per le volte decorate in modo da richiamare a tutti gli effetti un cielo stellato.

Si presenta suddivisa in tre grandi navate e l'altare, molto grande e sovrastato da un suggestivo trittico che raffigura la Madonna del Rosario, viene incorniciato da tre meravigliose vetrate policrome, che creano suggestivi effetti di luce, raffiguranti rispettivamente le tre corone con i quindici misteri (GIOIA, DOLORE, GLORIA). Il Rosario con i misteri della LUCE, ovviamente, non era ancora stato istituito da San Giovanni Paolo II, all'epoca dell'avvenuta realizzazione, nel 1916.

Peccato veramente che l'ubicazione della chiesa sia in una strada secondaria quindi, fra gli innumerevoli pellegrini che giungono a Roma, ben pochi hanno la possibilità di conoscere questo luogo straordinario, nella fede e nella contemplazione del Santo Rosario.


RIONE PRATI, "Fontana-giardino" a Piazza Mazzini, nell'attuale Quartiere Della Vittoria:

CHIESA DI SAN GIOACCHINO IN PRATI

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 12-05-2022":


arch. prof. Paolo Gioffreda


"Fontana-giardino" a Piazza Mazzini

 

 

   

 

 
La sistemazione dell’area centrale di piazza Mazzini, fulcro del nuovo quartiere della Vittoria, si deveall’architetto Raffaele De Vico (1881-1969), il quale, ispirandosi ad un antico ninfeo, vi collocò una grande fontana che egli stesso definì ”fontana-giardino”.

Materiali semplici e naturali ma di grande effetto visivo progettuale, anche nella pavimentazione musiva: travertino, peperino, malta cementizia, breccia di fiume.

CHIESA DI SAN GIOACCHINO IN PRATI

 

 

 

   

   

   

     

     

 

Venne rivolto un appello ai cattolici di tutto il mondo, affinchè contribuissero alla costruzione del tempio da dedicarsi a S. Gioacchino e da offrirsi al Papa Leone XIII.

Ventisette nazioni risposero generosamente all'appello. Quattordici di esse, con la loro eccezionale partecipazione, adornarono ognuna una cappella che ne porta il nome: Brasile, Portogallo, Baviera, Polonia, Canada, Inghilterra, Stati Uniti, Spagna, Francia, Italia, Belgio, Olanda, Irlanda, Argentina.

L'inaugurazione avvenne il 20 agosto 1898.

Anche la Chiesa di San Gioacchino in Prati, per la prima volta dopo quasi due millenni di Cristianesimo, venne ubicata in maniera da non essere visibili dai passanti. Con la nuova Italia risorgimentale, l'impianto urbanistico, con i suoi tracciati viari, fu costruito volutamente evitando che qualsiasi via affacci sulla cupola di San Pietro, non solo i nomi di piazze e vie sono chiaramente risorgimentali come quelli di piazza Risorgimento, di piazza Cavour, oppure addirittura la strada principale di Prati, che è in asse con Piazza del Popolo, ovvero via Cola di Rienzo, fu intitolata nel 1885 a Cola di Rienzo, tribuno e senatore romano che nel XIV secolo tentò di ripristinare la Repubblica a Roma in contrasto con l'allora potere papale.




RIONE PRATI (I PARTE): luoghi di culto ed opere d'arte sacra visitati, nell'attuale Quartiere Della Vittoria:

"La dea Roma" di Igor Mitoraj,

RAI "Il cavallo morente" di Francesco Messina,

BASILICA DEL SACRO CUORE DI CRISTO RE

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 28-04-2022":



arch. prof. Paolo Gioffreda

Scultura in marmo "La dea Roma" di Igor Mitoraj

 

 

Scultura in bronzo simbolo della RAI "Il cavallo morente" di Francesco  Messina

   

BASILICA DEL SACRO CUORE DI CRISTO RE

   

 

  
     
In uno dei due portali laterali esterni, le cui proporzioni rispondono a quelle degli archi trionfali romani, avevamo l'opera del maestro del ferro battuto, Isnaldo Petrassi, come lo definiva Marcello Piacentini, consistente nelle tre sfere "Trinità" ed un'aquila. Le tre sfere anche ad emblema delle Tre Virtù Teologali, Fede, Speranza e Carità. L'aquila, è la più nobile fra i volatili, ma anche in generale fra tutti gli animali è simbolo della potenza, della vittoria, in questo caso dell'impero italiano negli anni '30 del XX secolo. In questo caso le tre sfere sintetizzano che Fede, Speranza e Carità vanno necessariamente associate e perseguite dagli uomini, per l'espansione della nostra cultura cristiana nel mondo. Per l'arcinota damnatio memoriae, nel dopoguerra venne sostituita con lo stemma di Pio XII. Al momento l'abbiamo ritrovata, ben custodita e conservata nell'archivio parrocchiale. Nell'altro portale laterale è invece rimasta l'opera del Petrassi che raffigura La Croce in un cerchio raggiato ed Il Sacro Cuore di Gesù Trafitto al centro: è il simbolo della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore, che si adoperò per la costruzione del tempio e che ancora oggi amministra.

 

     

   

   

   

   


Squarcio metafisico: poliedricità di elementi, stilemi, geometrie, dal chiostro della Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re, in Roma.


"RIONE SAN SABA:

BASILICA DI SAN SABA"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 07-04-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

BASILICA DI SAN SABA

 

 
   

 

 

   

   

   

     

 

 
Nei locali della chiesa sono stati raccolti i frammenti di affresco recuperati dalla decorazione parietale dell'oratorio altomediovale, situato al piano sottostante la navata centrale, ma oggi ancora non visitabile.
L'affresco distaccato più grande raffigura la scena della Guarigione del paralitico, che viene calato nella casa dinanzi a Gesù, dopo che ne è stato scoperchiato il tetto. Faceva probabilmente parte di un più esteso ciclo cristologico che occupava la parete destra dell'oratorio. Viene fatto risalire agli anni del pontificato di Gregorio III (731-741). L’iscrizione greca recita: “Qui il Signore guarì il paralitico”, “evtha o K(urio)s iasato ton [para]lut[ikon]”.
C'è poi un frammento molto bello che raggruppa sette teste di monaci. È di un'epoca successiva – metà del IX secolo circa – ed apparteneva forse ad un ciclo che narrava la vita di San Saba.

"RIONE TESTACCIO:

CHIESA DI SANTA MARIA LIBERATRICE"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 24-03-2022"

arch. prof. Paolo Gioffreda

CHIESA DI SANTA MARIA LIBERATRICE

 

   

   
 
 

         

 

La Chiesa di Santa Maria Liberatrice venne eretta nel XIII sec., dove si trovava la Chiesa di Santa Maria Antiqua del VI sec., primo santuario mariano nel mondo, edificata dai bizantini come Cappella Palatina, dedicata a Maria. Veniva chiamata anche "Sancta Maria libera nos a poenis inferni".
La chiesa venne fortemente restaurata nel 1617 da Onorio Longhi, ma nel 1900 venne demolita, con un restauro critico per far rivivere la Chiesa di Santa Maria Antiqua.
Il titolo di Santa Maria Liberatrice fu trasferito per questa nuova chiesa costruita al rione Testaccio nel 1908, voluta da San Pio X, che affidò la costruzione prima ai benedettini (ha stilemi infatti vicini alla Chiesa di Sant'Anselmo sull'Aventino), poi ai salesiani.
Venne progettata sapientemente dall'arch. Mario Cedarini, che riporta lo stile neo-preromanico e neo-romanico, con elementi bizantini come l'iconografia dell'affresco della Chiesa di Santa Maria Antiqua con Il Christus Thriumphans, oggi una fondamentale e pedagogica testimonianza di fede dei primi secoli del Cristianesimo, qui replicata in mosaico su scala maggiore, proprio sulla facciata esterna principale, quindi ben osservabile dalla piazza.
All'interno, sull'altare maggiore, l'immagine venerata della Madonna con Bambino, trasferita dalla Chiesa di Santa Maria Liberatrice, del XVI sec. ed incoronata il 4 agosto 1653.

"RIONE CELIO:

"CHIESA DI SAN GREGORIO MAGNO E BASILICA DEI SANTI GIOVANNI E PAOLO"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 10-03-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

CHIESA DI SAN GREGORIO MAGNO

 

 


   

 

 


BASILICA DEI SANTI GIOVANNI E PAOLO

 

 

 

 

 

 

Cappella interna di San Paolo della Croce. L'altare con due colonne di alabastro d'Egitto sono un dono del Principe Torlonia. Gli affreschi e la pala d'altare sono di Francesco Coghetti.
Nel transetto della cappella le opere sulle Virtù e La Passione e Deposizione di Gesù.

 

Due immagini del complesso basilicale (XVIII e XIX secolo, a destra)


"RIONE CASTRO PRETORIO (II PARTE):

"BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI

(con la partecipazione del maestro scultore Ernesto Lamagna)"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 24-02-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI

    

   

   

     

 

               
La Meridiana, posta nel transetto destro della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, incastonata nella splendida pavimentazione in marmi policromi basilicali, si estende lungo una linea di 44,89 metri. Essa fa parte di un grande orologio solare, tra i più pregevoli della Capitale ed inaugurato il 6 ottobre 1702 e tuttora funzionante. Si tratta di un’opera notevole , sia per valore estetico , sia in termini di qualità tecnica e, come recita l’epigrafe collocata in basilica, essa «[...] servì a regolare gli orologi di Roma fino al 1846 quando il cannone dal Gianicolo cominciò ad annunciare il mezzodì».
Questo strumento astronomico, conosciuto come Linea Clementina da papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 1649-1721), che ne affidò la realizzazione al canonico matematico Francesco Bianchini, è detto meridiana a camera oscura , per la presenza di un foro stenopeico (foro gnomonico) , ovviamente posto a sud.
In tal modo è possibile prevedere le posizioni dell’ellissi luminosa durante i principali eventi astronomici: solstizio d’inverno e solstizio d’estate, in cui si raggiungono, rispettivamente, la distanza massima e minima dal foro gnomonico, e punto equinoziale in cui il Sole entra, nel suo moto apparente, in Primavera ed in Autunno.

 



"RIONE CASTRO PRETORIO (I PARTE):

"CHIESA DI SAN BERNARDO ALLE TERME, FONTANA DELL'ACQUA FELICE (detta "del Mosè"), PIAZZA ESEDRA"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 10-02-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

CHIESA DI SAN BERNARDO ALLE TERME

   

     

   
     

    

 



FONTANA DELL'ACQUA FELICE (detta "del Mosè")

 


PIAZZA ESEDRA

 
Piazza Esedra  ricorda la grande esedra delle terme romane di Diocleziano, il cui perimetro è rievidenziato dal colonnato semicircolare della piazza, opera di fine XIX secolo, dell'architetto italiano Gaetano Koch, autore anche degli imponenti palazzi che incorniciano la piazza.

"RIONE SALLUSTIANO:

"CHIESA DEL SACRO CUORE DI GESÚ, HORTI SALLUSTIANI, BASILICA DI S. CAMILLO DE LELLIS,

MURA SERVIANE (resti fra Via Carducci e Via Salandra), MONUMENTO A GIANO, CHIESA DI S. MARIA DELLA VITTORIA"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 27-01-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

CHIESA DEL SACRO CUORE DI GESÚ

 




HORTI SALLUSTIANI

      


BASILICA DI S. CAMILLO DE LELLIS

 

     

     

     


MURA SERVIANE (resti fra Via Carducci e Via Salandra)

   


MONUMENTO A GIANO E MURA SERVIANE (resti su Largo di S. Susanna)





CHIESA DI S. MARIA DELLA VITTORIA

 

   

 
   

L'estasi di Santa Teresa d'Avila, di Gian Lorenzo Bernini, è l'immagine simbolo del barocco romano ma anche l'opera che ne condensa gli ideali: la conoscenza e l'esperienza del divino non è astratta ma passa attraverso i sensi.
Una dimensione totale che Bernini ha interpretato attraverso la fusione di tutte le arti, scultura, pittura e architettura - quello che egli stesso chiamava "bel composto".
Ecco allora che la cappella voluta dalla veneziana famiglia Cornaro in Santa Maria della Vittoria non si limita a mostrare all'interno di una edicola architettonica la santa carmelitana di Avila trafitta e travolta dall'amore di Dio (certo la freccia dell'Angelo, ma soprattutto la luce - naturale e mistica assieme, esattamente come in Caravaggio - proveniente da una finestra nascosta), ma inserisce un asse verticale che va dal pavimento, dove compare l'immagine della morte, alla volta con il Paradiso.

 

....... ed ai lati i membri della famiglia Cornaro osservano la scena come dai palchetti di un teatro .......

"RIONE LUDOVISI:

"CHIESA DEL SS. REDENTORE E S. FRANCESCA SAVERIO CABRINI, CHIESA DI S. LORENZO DA BRINDISI,

SANTUARIO E CHIESA DI S. MARIA REGINA DEI CUORI, CHIESA EVANGELICA LUTERANA DI ROMA (CHRISTUSKIRCHE),

PALAZZO MARGHERITA (oggi ospita l'Ambasciata degli Stati Uniti d'America),

CHIESA DI S. MARIA DELLA CONCEZIONE DEI CAPPUCCINI, FONTANA DELLE API"

Lezione on line/podcast video: "UNA RILETTURA DELLA VISITA SVOLTA IL 13-01-2022":

arch. prof. Paolo Gioffreda

CHIESA DEL SS. REDENTORE E S. FRANCESCA SAVERIO CABRINI

    

CHIESA DI S. LORENZO DA BRINDISI

   

   



SANTUARIO E CHIESA DI S. MARIA REGINA DEI CUORI

    

   

 

CHIESA EVANGELICA LUTERANA DI ROMA "CHRISTUSKIRCHE"

     

PALAZZO MARGHERITA (oggi ospita l'Ambasciata degli Stati Uniti d'America)



CHIESA DI S. MARIA DELLA CONCEZIONE DEI CAPPUCCINI

 

     

  

FONTANA DELLE API (Gian Lorenzo Bernini)

   

Alla fine della discesa di via Veneto presso l’angolo con via San Basilio, vi è la storica fontana delle Api, collocata nella vicina fontana del Tritone.

La fontana, in travertino e a forma di conchiglia bivalve aperta, fu eretta nel 1644 da Gian Lorenzo Bernini, per volere di papa Urbano VIII Barberini.

La sua collocazione originaria era all’angolo di palazzo Soderini, tra piazza Barberini e via Sistina.

Di piccole dimensioni e ad uso pubblico, assolveva la funzione di “beveratore delli cavalli”; in onore del committente il Bernini rappresentò sulla fontana le Api, simbolo araldico della famiglia e del pontefice.

Sulla valva superiore un distico scritto recita: “Il Sommo Pontefice Urbano VIII, costruita una fontana a pubblico ornamento dell'Urbe, a parte fece fare questo fontanile per uso dei cittadini nell'anno 1644, ventunesimo del suo pontificato”. Questa iscrizione scatenò una curiosa polemica e ironia del popolo romano a causa della riga “ANNO MDCXLIV PONT XXII” (il pontefice aveva anticipato il giorno dell’inaugurazione due mesi prima al compimento del ventiduesimo anno del suo pontificato), polemica che in quell’occasione “Pasquino” divenne portavoce delle aspre maldicenze dei romani sentenziando: “Havendo il Barberini succhiato tutto il mondo, ora volevano succhiare anche il tempo!”. Per placare le polemiche, il cardinale Francesco Barberini, nipote del papa, dispose che venisse abrasa l'ultima cifra dell'iscrizione togliendo una "I".

"RIONE ESQUILINO (II PARTE):

"SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PERPETUO SOCCORSO E CHIESA CHIESA DI SANT'ALFONSO,

ARCO DI GALLIENO, CHIESA DEI SANTI VITO E MODESTO, CHIESA DI SANT'ANTONIO ABATE"


arch. prof. Paolo Gioffreda



SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PERPETUO SOCCORSO E CHIESA CHIESA DI SANT'ALFONSO

 
   
   
   
 

ARCO DI GALLIENO

 
 
 

CHIESA DEI SANTI VITO E MODESTO

   

CHIESA DI SANT'ANTONIO ABATE